CPS: Il Parco degli Alpini si trasforma in piscina di liquami

Secondo il sindaco follese Giorgio Cozzani i lavori completati al fiume avrebbero messo in sicurezza il territorio da eventuali allagamenti.Con rammarico la realtà è ben diversa e la modesta pioggia caduta sabato scorso, e per la quale non erano previsti livelli di allerta, ha prodotto l’allagamento del parco pubblico di Pian di Follo e la rottura dei tubi della fognatura. Forse l’intento di Cozzani era adempiere al suo programma elettorale con la realizzazione della prima piscina naturale in provincia, peccato che è piena di liquami.

Inoltre sarebbe auspicabile che fossero tecnici super partes a tranquillizzare i cittadini e a certificare che i lavori realizzati producono la vera messa in sicurezza del territorio di Pian di Follo, tramite la realizzazione di arginature, senza determinare invece aumenti del rischio a monte o a valle delle arginature. Sarebbe auspicabile che fosse verificato che l’arginatura creata non determina un ostacolo all’acqua proveniente dai versanti in fase di alluvione generando a Piano di Follo un effetto “piscina” come già è successo al Parco.

Invece ci troviamo un sindaco che fa articoli trionfalistici senza una reale ed efficacie azione amministrativa, in tema di prevenzione e di messa in salvaguardia.

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Fotovoltaico: le bugie della giunta hanno le gambe corte

Iniziamo l’anno con una buona notizia, per i cittadini, la solita bocciatura per l’amministrazione Cozzani.

Più di un anno e mezzo fa l’amministrazione dichiarò che gli impianti fotovoltaici delle scuole di Follo e di Piana Battolla erano inesistenti , causa “mancato allacciamento“, ed i contributi “passati in cavalleriadenunciando un “ danno di 70.000 . Oggi scopriamo che quelle dichiarazioni, rese a mezzo stampa (scaricate gli articoli del Secolo XIX del 19 maggio 2010 e del 16 settembre 2010) ed in consiglio comunale (basta richiedere i verbali in comune delle sedute consiliari), furono tanto affrettate, quanto false!

Chiunque si aspetterebbe che, prima di parlare di “danno erariale, coinvolgendo uffici comunali competente che hanno dimostrato grande professionalità, fossero eseguiti verifiche: n on fu così ed oggi scopriamo che nei tre anni passati il GSE ha fatturato 1.236,18 €. Un calcolo che si poteva fare con più cognizione di causa e meno propaganda, ma occorreva conoscere la situazione:

(12,24 kW X 1100 kWh/anno X 0,3666 X 0,1669 €/kWh)/2 =

= 412,06 €/anno!

Evidentemente il danno erariale fu ipotizzato perché la giunta Cozzani non sa che nel 2004, l’allora amministrazione, reperì un finanziamento per l’installazione dei pannelli fotovoltaici con un incentivo in conto capitale, coprendo il 50% dei costi di installazione (decreto 106/SIAR/2001), mediante contributo della regione Liguria (d.d. n°3036/22.12.2003), che concesse 44.404,00 € per l’impianto di Follo ed 44.381,02 € per quello di Piana Battolla, nel programma “Tetti fotovoltaici” (bando approvato con D.G.R 645/2003).

Senza quel contributo oggi i pannelli non ci sarebbero e si beneficiò di 88.785,02 € per l’immediata installazione dell’impianto piuttosto che usufruire degli incentivi del conto-energia che avrebbe ripagato l’investimento in tempi lunghi ma non consentendo la liquidità per l’acquisto, fermo restando la vendita dell’energia prodotta in eccesso (scambio sul posto) . Evidentemente Cozzani&C non sanno nemmeno che il nuovo scambio sul posto si applica dal 1/1/2009 , sostituendo il preesistente meccanismo (delibera Autorità per l’Energia n°28/06).

Che credibilità hanno degli amministratori che denunciano un falso danno erariale per 70.000 € solo per propaganda politica?

Ne a Follo ne altrove si è mai vista un’amministrazione che accusa i propri predecessori senza verifiche, una situazione imbarazzante che costringe una forza politica come Rifondazione comunista a riportare chiarezza.

Abbiamo puntato, e continueremo a farlo, sulle energie rinnovabili e pulite! Oggi i costi dell’elettricità di due scuole pubbliche sono diminuiti abbattendo gli inquinanti (14.000 kg di CO2 e 40 kg di NOX in meno all’anno!) e con finanziamenti che hanno fatto risparmiare ai cittadini follesi la metà dei costi. Con questa crisi le scuole follesi, grazie a noi, non pesano sui contribuenti, definire tutto ciò un danno erariale è inammissibile.

Discariche? Follo ha già dato! No alla riapertura di Vallescura

Con grande soddisfazione Rifondazione comunista rivendica la posizione tenuta nell’ultimo consiglio comunale a Follo, sul tema della riapertura della discarica di Vallescura da parte della provincia. Dopo esserne venuti a conoscenza abbiamo presentato e discusso un nostro documento in commissione consiliare, integrato ed accettato all’unanimità, portato poi in consiglio comunale è stato approvato. Per Rifondazione comunista è un grande risultato politico che pone il nostro partito indipendente da ogni guerra tra bande e dalla parte dei cittadini.

Abbiamo chiesto ed ottenuto che l’amministrazione si attivi presso le istituzioni sovraordinate affinché sia sospesa ogni ipotesi di utilizzo del sito di Vallescura, appoggiando le istanze del comitato di cittadini contrari alla riapertura del sito, così come l’immediata verifica del memorandum ACAM-HERA circa la prospettiva di un utilizzo della discarica onde evitare strumentalizzazioni di ogni tipo, tipiche di quella cattiva politica che pone fintamente in contraddizione le esigenze occupazionali con i problemi ambientali.

Dispiace che il Partito democratico follese abbia scelto di assecondare il presidente Fiasella, giustificando scelte insostenibili e razionalmente incomprensibili per l’interesse della popolazione follese. Siamo lieti che l’amministrazione comunale da noi criticata tempo addietro, si sia impegnata ed esposta, con il sindaco Cozzani in prima persona, che a differenza di quello che è apparso ieri sulla stampa, su questo tema appoggiamo avendo fatto proprio un documento che la impegna la sua giunta in difesa dell’ambiente, della salute dei cittadini, perchè Vallescura non venga utilizzata.

In virtù di questo diciamo un solo no, quello alla riapertura della discarica di Vallescura, ma tanti si: applichiamo il piano provinciale dei rifiuti e con esso tutte le strategie di riduzione dei rifiuti e di incremento della raccolta differenziata, applichiamo il modello Capannori ai nostri territori e si studi piani strategici per considerare il ciclo dei rifiuti come una risorsa e non come un peso, traguardiamo grandi orizzonti coinvolgendo i cittadini attraverso esperienze che funzionano, attraverso una partecipazione vera e concreta, non pletorica e fine alle solite dinamiche clientelari.

Un altro mondo è possibile! Rifondazione Comunista sarà parte attiva affinché questo avvenga!

Scaricate l’odg contro la riapertura della discarica di Vallescuradoc (doc – 16.5 kB) presentato da Rifondazione comunsita in commissione ambiente

Anche Cozzani per Acam, ma Rifondazione vuole conoscere il memorandum con Hera.

Si è svolto l’ultimo consiglio comunale follese del 2009 con due premesse: la prima che l’amministrazione non ha nemmeno affisso l’avviso del consiglio nelle bacheche comunali, la seconda è che è stato possibile farlo grazie alla responsabilità della minoranza che non ha colto le provocazioni di un consigliere di maggioranza e che nonostante le assenze ancorchè giustificate di alcuni consiglieri, è stata presente visto l’importanza degli argomenti trattati: piano energetico PAES , riacquisizione dei dispositivi di illuminazione pubblica e costituzione della società delle reti di Acam.

Sulla questiopne Acam il sindalco Cozzani, nonostante abbia espresso parecchie perplessità politiche oggi vota per salvare Acam, unico sindaco di una lista di centrodestra. Per noi è un bene nella misura in cui il sindaco si impegni ha portare avanti quanto affermato da Rifondazione comunista e messo agli atti del consiglio.

Il ritorno ai Comuni della proprietà delle reti rientra nella logica della gestione pubblica, logica che appoggiamo e sulla quale si fonda la proposta politica di mantenimento dei servizi essenziali in mani pubbliche. Si tratta di una forma di ricapitalizzazione indiretta che noi abbiamo chiesto ed sostenuto, parimenti alla necessità che i Comuni con debiti consistenti si facciano carico di tale insolvenza e quindi della salvezza di un patrimonio pubblico rappresentato da Acam. Un patrimonio non solo in termini di proprietà ma anche e soprattutto di risorse umane ed intellettuali, un patrimonio di lavoratori e lavoratrici che dobbiamo tutelare e salvaguardare, parimenti alla qualità dei servizi di cui sono responsabili.

E proprio ai lavoratori ed alle lavoratrici di Acam va la nostra preoccupazione circa il mantenimento dei livelli occupazionali dell’azienda (Acqua, Ambiente, Clienti, Centrogas, ecc.). Il nostro appoggio a questa operazione è quindi in primo luogo il sostegno al processo di risanamento e di razionalizzazione del debito di Acam e quindi alla salvaguardia dei posti di lavoro.

Tuttavia, sottolineando l’importanza di quanto premesso, non abbasseremo la guardia su un elemento di importanza vitale per il nostro territorio: l’acqua pubblica. La gestione pubblica del ciclo idrico è una pregiudiziale che abbiamo chiediamo da tempo ed è uno dei capisaldi della nostra azione politica. Abbiamo presentato ed approvato la mozione di modifica dello statuto comunale in cui si dichiara l’acqua come bene privo di rilevanza economica, abbiamo partecipato, con i comitati, alla raccolta di oltre 1 milione e 400 mila firme per i referendum abrogativi, tra le altre, dell’art.23 del decreto Ronchi che vuole privatizzare un bene essenziale come l’acqua, e chiediamo ora che la parola passi al popolo sovrano che si esprima su questo tema.

Non ci sfuggono tuttavia i nodi della vicenda Acam, nodi che una politica attenta e responsabile deve affrontare. Occorre in primo luogo essere a conoscenza dei termini della questione, per fare proposte nuove servono i dati e noi a questo momento non li abbiamo ancora avuti. Quando ACAM si trasformò in SpA eravamo contrari, ed anche allora c’era lo spauracchio del fallimento. Ci interessa ragionare con strumenti ed elementi certi, non sui ricatti, e sul metodo delle questioni, chiediamo di poter capire e chiediamo che il Sindaco riferisca al consiglio comunale in merito al tanto citato memorandum Acam-Hera. Il nostro voto favorevole alla ripubblicizzazione delle reti per Rifondazione comunista è vincolante all’impegno che chiediamo all’amministrazione comunale di portare avanti le istanze già approvate dal consiglio comunale follese in tema di servizi, e di procedere quindi affinché l’acqua rimanga pubblica. Ce lo chiedono centinaia di nostri concittadini che sono accorsi ai banchetti per firmare in favore dei 3 referendum.

Rifondazione comunista commenta positivamente il voto del consiglio, che è stato possibile anche grazie al pressing che proprio Rifondazione ha fatto in questi anni, a partire dalla necessità di tutelare i lavoratori Acam. Ora è il caso di avanzare proposte sul tema dei servizi.

Buon Anno a tutte/i le/i follesi!

Grazie a Rifondazione anche Follo dichiara l’acqua bene comune!

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ha dichiarato l’acqua un diritto umano fondamentale. Una risoluzione, approvata a luglio, dopo più di 15 anni di dibattiti, presentata dalla Bolivia e che è passato con il voto a favore di 122 Paesi, nessun contrario e 41 astensioni. Nel testo si afferma che “l’accesso a un’acqua potabile pulita e di qualità, e a installazioni sanitarie di base, è un diritto dell’uomo, indispensabile per il godimento pieno del diritto alla vita”, e si invitano gli Stati e le organizzazioni internazionali ad adoperarsi per fornire aiuti finanziari e tecnologici ai Paesi in via di sviluppo, esortandoli ad “aumentare gli sforzi affinché tutti nel mondo abbiano accesso all’acqua pulita e a installazioni mediche di base”.

In parole povere l’Onu ribadisce che l’acqua è fonte di vita. L’acqua costituisce pertanto un bene comune dell’umanità, un bene irrinunciabile che appartiene a tutti. Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile: dunque l’acqua non può essere proprietà di nessuno, bensì bene condiviso equamente da tutti. L’acqua è un bene finito che va conservato sia per garantire la qualità della vita e dell’ambiente circostante, sia a beneficio delle generazioni future. Quindi se l’acqua è un bene necessario alla sopravvivenza delle persone, non si può affermare alcun diritto alla vita senza contemporaneamente affermare il diritto all’accesso all’acqua. Se al contrario, l’acqua da diritto diviene bisogno e dunque merce da acquistare, l’accesso sarà discriminato dalle differenti capacità economiche delle persone. Verrà dunque negato il diritto alla vita e all’universalità della fruizione del bene acqua. E se l’acqua diviene una fonte di profitto, sarà impossibile garantirne la riduzione dei consumi e la conservazione futura.

Oggi sulla Terra più di un miliardo e trecento milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e nel giro di pochi anni arriveremo a tre miliardi. Nonostante tutto questo, pressioni a diversi livelli, sono finalizzate ad affermare la privatizzazione e l’affidamento al cosiddetto libero mercato della gestione della risorsa idrica. Le istituzioni economiche, finanziarie e politiche che per decenni hanno creato il degrado delle risorse naturali e l’impoverimento idrico di migliaia di comunità umane oggi dicono che l’acqua è un bene prezioso e raro, e che solo il suo valore economico può regolare e legittimare la sua distribuzione . Noi sappiamo che non è così. Oggi, gli effetti della messa sul mercato dei servizi pubblici e dell’acqua dimostrano come solo una proprietà pubblica e un governo pubblico e partecipato dalle comunità locali possano garantire la tutela della risorsa, il diritto e l’accesso all’acqua per tutti e la sua conservazione per le generazioni future

In questa battaglia, insieme globale e locale, è largamente diffusa la consapevolezza dei cittadini la necessità di non mercificare il bene comune acqua e non esiste quasi più territorio che non sia attraversato da vertenze per l’acqua.

La prova della sensibilità al tema l’abbiamo avuta anche qua, quando a maggio gli amici del Comitato Acqua bene Comune ci hanno chiesto di contribuire, come autenticatori, alla raccolta firme per i tre referendum in difesa dell’acqua pubblica. La gente si fermava, chiedeva il volantino, quelli che non erano al corrente chiedevano informazioni, e quanti solo a vedere il manifesto, riconoscevano la campagna e volevano firmare! Tutti, in modo completamente trasversale , amici e cittadini di ogni provenienza politica, di ogni estrazione sociale ed età condividevano l’iniziativa referendaria per la gestione dell’acqua pubblica.

Oggi, arrestare i processi di privatizzazione dell’acqua è un problema di civiltà , che chiama in causa politici e cittadini, e chiede a ciascuno di valutare i propri atti, assumendosene la responsabilità rispetto alle generazioni viventi e future. Molti in tutto il mondo lo sta già facendo.

Per esempio l’Unione europea, che a differenza di quanto spesso viene sostenuto, non solo non “impone” la privatizzazione dei servizi pubblici, ma, in buona sostanza, lascia liberi gli Stati membri di definire quali siano i servizi di interesse generale e quali quelli di interesse economico generale (quelli che, grosso modo, sono considerati privi di rilevanza economica e di rilevanza economica nella legislazione italiana) e quindi le loro forme di gestione, lascia impregiudicato il regime di proprietà, pubblico o privato, delle imprese e, anzi, riafferma che compito dei servizi pubblici è anche quello di promuovere la coesione sociale e territoriale.

All’Estero, la Bolivia è il primo paese al mondo, ad istituire un Ministro per l’Acqua. L’Uruguay ha deciso, attraverso referendum, di inserire l’acqua come diritto umano e bene comune nella Costituzione.

A partire dallo scorso gennaio, la Municipalità di Parigi ha deciso di ripubblicizzare il servizio idrico, trasformando la precedente gestione affidata ad una società mista, di proprietà maggioritaria del Comune con la partecipazione di Suez e Veolia, in un Ente morale di diritto pubblico. Per quello che riguarda l’Italia, con una sentenza emessa il 10 settembre 2010 il Consiglio di Stato ha stabilito la competenza degli Enti locali nel decidere sulla rilevanza economica di un servizio.

Se a fronte di situazione drammatiche come Arezzo, Aprilia o Massa Carrara, dove se non paghi, non c’è razionamento, c’è il taglio del consumo e se non consumi abbastanza non c’è un premio, ma c’è l’aumento delle tariffe, ci sono anche ottimi segnali positivi, per esempio dalla regione Abruzzo, (amministrata da una coalizione di centrodestra) che i primi dell’anno ha approvato alla unanimità un emendamento al documento di programmazione economico finanziario della Regione che impegna la Regione a preservare il carattere pubblico dell’ acqua e che sancisce allo stesso tempo che il servizio idrico debba ritenersi privo di rilevanza economica.

La Regione Puglia che promulgherà entro ottobre un disegno di legge sulla ripubblicizzazione dell’acqua.

O chi l’ha già fatto, come le Province di Asti, Bari, Chieti, Lecce, Torino, Venezia, e i comuni di Bari, Capannoni, Cosenza, Jesi, Predazzo, Foggia ecc ecc.. Nel Sud del nostro paese, dove l’acqua spesso e volentieri è già considerata un’emergenza, l’Assemblea Regionale Siciliana, con un articolo nella finanziaria regionale, ritorna alla gestione pubblica dell’acqua, e 135 Comuni delle nove province siciliane, e la Provincia di Messina hanno già deliberato per la legge di ripubblicizzazione del servizio idrico.

Nella nostra provincia dove i Comuni di Levanto, Arcola, Ortonovo, Lerici e Vezzano hanno già approvato la mozione, il Comune di La Spezia che ha votato contro la privatizzazione, e i Comuni di S.Stefano, Vernazza e Riomaggiore che lo stanno discutendo nelle commissioni consiliari.

Scaricate la mozione approvata!

Rifondazione incalza sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro

Nell’ultimo Consiglio Comunale è stato discusso un ordine del giorno presentato da Rifondazione Comunista sul tema della Sicurezza nei luoghi di lavoro. Basta il bollettino provinciale dell’ultima settimana per riflettere: Centrale Enel, stabilimento Snam di Panigaglia, Riccò del Golfo. 3 infortuni sul lavoro, 3 lavoratori feriti, uno dei quali in coma.

La cronaca degli incidenti sul lavoro spesso è ridotta a stringate veline, eppure il rapporto annuale INAL del 2008 parla di 874.940 infortuni sul lavoro denunciati. 1.120 i  casi mortali. Tuttavia si tratta di un dato incompleto che non computa gli infortuni dei lavoratori in nero, molti dei quali immigrati, di cui in media uno su tre non viene denunciato. Il 61% degli infortuni sul lavoro si verifica nel nostro produttivo nord e secondo il Censis, l’Italia è il paese europeo dove si muore di più sul lavoro: quasi il doppio della Francia, il 30% in più rispetto a Germania e Spagna. Le vittime sul lavoro sono quasi il doppio degli omicidi, ma cosa fa più notizia? Non certo chi non torna a casa dal lavoro, quelle persone che non hanno funerali di Stato e camere ardenti, senza medaglie al valore postume, ne minuti di silenzio come altri “eroi”.

Nel suo sentito intervento durante la presentazione di questo medesimo Odg in consiglio comunale alla Spezia, il Consigliere di Rifondazione Edmondo Bucchioni ha sottolineato come “ogni mattina milioni di uomini e donne, ignari, partono per una guerra. Una guerra per un diritto costituzionale, il Lavoro, che anziché elemento fondante della dignità, del benessere e della formazione personale e collettiva, si rivela causa di sofferenze indicibili per i lavoratori e le loro famiglie.

Aver vissuto recentemente quest’esperienza mi ha fatto riflettere ancora di più. Mi sono chiesta se, ricoprendo un incarico istituzionale si possa fare qualcosa di più, che non solamente e inesorabilmente continuare ad esprimere il doveroso cordoglio alle famiglie o il partecipare ad iniziative o manifestazioni. Credo che quest’odg sia un buon inizio. Credo anche che avere il privilegio di ricoprire incarichi come questo ci dia l’onere e l’onore di occuparci in prima persona di temi così rivelanti e ho  visto con piacere che è un tema molto sentito anche dai colleghi della Maggioranza che hanno votato all’unanimità il documento partecipando attivamente e positivamente alla discussione.

Luciano Gallino, sociologo italiano fra i più autorevoli, definisce la nostra “l’epoca dell’impresa irresponsabile” dove la sicurezza nei luoghi di lavoro non viene percepita dai vertici aziendali come un dovere, ma come una voce negativa sul bilancio. E quale può essere se non l’invertire questa tendenza uno dei nostri compiti? Le Istituzioni possono e devono svolgere un ruolo attivo, di controllo, di monitoraggio e soprattutto affrontare in prema persona uno dei punti cruciali, quello educativo, con una più solida cultura della sicurezza molti incidenti potrebbero essere evitati, troppo spesso, il mancato utilizzo dei dispositivi di sicurezza personali più elementari è spesso una questione culturale.

L’odg che abbiamo presentato e che è passato venerdì sera fa del Comune di Follo un protagonista attivo nella costruzione di un percorso di Civiltà e di Cultura nel rispetto della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici.

Sara Zolesi
Consigliere comunale PRC Follo

Grazie a Rifondazione, Follo primo comune spezzino in prima fila contro l’omofobia

L’Unione Europea nel 2007 approva un testo che, testuale “ribadisce l’invito a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell’Unione europea senza discriminazioni” e “condanna i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali, in quanto alimentano l’odio e la violenza, anche se ritirati in un secondo tempo, e chiede alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli”.

Stabilisce inoltre di commemorare l’evento istituendo la Giornata Internazionale contro l’omofobia, scegliendo come data il 17 maggio 1990, giorno in cui l’OSM rimuove l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.

Detto questo venerdì sera in cc si è discussa una mozione consigliare da noi presentata, che dichiara l’adesione del Comune di Follo alla Giornata Internazionale contro l’omofobia e promuove la partecipazione a ad iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema.

Durante la seduta sono stata amichevolmente presa in giro dalla maggioranza perchè ovviamente, essendo tutte persone sensibili come noi al tema trattato, ritenevano ovvio e scontato il documento, e su questo francamente non avevo alcun dubbi. E mi fa’ molto piacere che l’odg sia stato votato all’unanimità facendo del comune di Follo la prima Istituzione della Provincia a dichiarasi a favore della battaglia contro l’omofobia. Ed è questo il punto, perchè noi non siamo solo semplici cittadini per bene, sensibili e rispettosi, siamo dei Pubblici Ufficiali, siamo un Istituzione, un Ente Governativo, seppur locale. E c’è una grossa differenza se a fare dichiarazioni di questo tipo è un intero Consiglio Comunale, piuttosto che singoli cittadini. Credo che l’adesione a questo odg, come ad altri, sempre di natura politica siano un segno importante sia per la comunità intera, che per tutte quelle persone che hanno subito e subiscono discriminazioni di questo tipo, e che sia anche un deterrente per tutti quelli che ancora oggi, hanno pregiudizi, atteggiamenti, comportamenti e opinioni discriminatorie che spesso sfociano nella violenza.

E purtroppo mentre noi discutevamo la mozione a Roma c’è stata una nuova vergognosa aggressione perchè insulti, offese, prevaricazioni, aggressioni, violenze, sono la realtà quotidiana per lesbiche, gay, bisessuali, transgender, e anche qui, nella nostra tranquilla provincia, dove nemmeno un mese fa’ Regina Satarino, dirigente Nazionale dell’Associazione TransGenere e referente del Consultorio Transgendere di Torre del Lago  è stata aggredita da alcune persone al funerale di un uomo col quale aveva avuto un relazione di 21 anni.

Come ha detto il Presidente Napolitano il 17 maggio scorso al Quirinale, dove ha incontrato le associazioni in occasione delle celebrazioni per la Giornata internazionale contro l’omofobia, “la lotta all’omofobia è una causa comune” e “una questione di fondamento costituzionale”.

Sara Zolesi
consigliera comunale PRC Follo

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